Vedere bruciati in pochi attimi i sacrifici di una vita, in un possibile futuro crollo dei mercati, è con ogni probabilità la cosa che più spaventa gli investitori di tutto il mondo.

Il crollo dei mercati è una di quelle costanti con cui abbiamo imparato a convivere.

Riuscire a evitarli, o a ridurne gli effetti, può rappresentare il successo o l’insuccesso di un intero progetto finanziario.

I crolli di mercato nel tempo

La storia della finanza degli ultimi 100 anni è costellata da eventi imprevedibili che hanno comportato il crollo dei mercati di turno.

Crolli che, in verità, vengono sempre recuperati, a volte nel breve a volte nel medio o lungo termine.

Una delle poche certezze che abbiamo imparato ad avere è che ci sarà, di certo, prima o poi un altro crollo dei mercati. Un altro drawdown, per dirla in gergo tecnico.

Esistono, però, dei crolli che sono dei veri e propri buchi neri. Rari, per fortuna, ma che quando si verificano, trascinano verso il basso i valori degli indici anche di 30 o 40 punti percentuali.

Ecco, evitare questi non solo significa centrare i propri obiettivi, ma significa salvaguardare in maniera decisiva il proprio patrimonio.

Per fortuna questi eventi sono veramente rari, i più recenti sono rappresentati dal biennio 2007/2008 (mutui subprime + Lehman Brothers), 1999 (bolla titoli tecnologici), 1973 (crisi petrolifera).

Ma gli storni, anche pesanti, sono sempre dietro l’angolo.

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Come approcciarsi al crollo dei mercati?

Partiamo da un presupposto: i crolli di mercato non sono prevedibili. Nessuno sa quando si verificano, nessuno può prevederne l’intensità, nessuno ha le informazioni prima.

Certo possiamo ipotizzare scenari, fare dei ragionamenti in termini probabilistici in base all’andamento macroeconomico. Possiamo anche affidarci all’analisi tecnica per studiare i possibili sviluppi dei grafici e delle curve, ma sono tutti strumenti che presentano elevati margini di errore.

Un altro fattore di criticità è costituito dal fatto che quando si verificano giornate negative, anche pesanti, non ci sono degli elementi che possono indicare in maniera certa e precisa che siamo di fronte a un crollo dei mercati.

Possiamo solo studiarli ex post, quando si sono manifestati e purtroppo hanno prodotto effetti sui portafogli, sui nostri investimenti.

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Il crollo dei mercati è un qualcosa di fisiologico, che dobbiamo solo imparare ad accettare e soprattutto a gestire. Ovvero, guidare, condurre, indirizzare qualcosa nel modo dovuto.

Come gestire il crollo di un mercato?

Partiamo dalla base e iniziamo a capire cosa si intende per diversificazione.

Diversificare, per chi fa questo mestiere seriamente, significa studiare i portafogli in modo tale che siano presenti, all’interno degli stessi, strumenti e tipologie di investimenti che siano de-correlate o correlate in modo inverso.

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Significa anche modularne i pesi, altrimenti il portafoglio non va da nessuna parte.

Significa mettere insieme tutta una serie di fattori che non sono perfettamente simmetrici ( ad esempio, se A va in quella direzione B va esattamente al contrario).

Che vuol dire?

Vuol dire che è molto difficile e che non sempre tutto funziona come ci si aspetta che faccia.

Ma allora diversificare non serve a nulla?

No, non è vero. In molte situazioni, la diversificazione, intesa con il concetto matematico di de-correlazione o meglio di correlazione inversa, aiuta in maniera decisa a limitare gli effetti sui portafogli in caso di crolli di mercato.

Con “aiuta a limitare” si intende che, se il mercato perde 10 punti, il tuo portafoglio ne perde meno, ad esempio 3, 4 o 5 punti. Ma una perdita c’è comunque.

Attenzione, però, perdere la metà di quello che perde il mercato è davvero un gran risultato.

Ciò può comportare vantaggi sul recupero della perdita. Il tempo che impieghi per ritornare ai valori iniziali è più breve di quello dei mercati.

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È possibile tutelare il patrimonio dai crolli di mercato?

Il mondo di questi ultimi anni è proprio cambiato. Con esso sono cambiati alcuni rapporti di correlazione che, fino a qualche anno fa, ci hanno guidato e aiutato a limitare gli effetti dei crolli di mercato sui patrimoni.

I rapporti di correlazione, infatti, erano molto più netti ed esisteva una certa chiarezza che si poteva adottare nelle scelte di allocazione.

Rispettare certi rapporti di andamento e certe leggi statistiche, ti garantiva una certa efficacia nel poter valutare in maniera quasi matematica gli effetti degli andamenti dei mercati sui portafogli.

In questi anni, certi crolli di mercato ci hanno insegnato che, in alcuni scenari limite, anche i rapporti di correlazione possono saltare o modificarsi.

Ci hanno insegnato che la vera e perfetta de-correlazione è un mito, in realtà non esiste.

Storicamente quando i mercati azionari andavano male il comparto obbligazionario offriva quel porto sicuro, quella tranquillità che le altre asset class non offrivano.

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Oggi non è più così. Abbiamo visto più volte scendere, nello stesso momento, mercato azionario e quello obbligazionario.

Inoltre, il prolungato periodo di tassi a zero delle obbligazioni non solo non ha portato guadagni agli obbligazionisti, ma non ha nemmeno garantito loro quel minimo di protezione dai crolli di mercato che era più che sacrosanto aspettarsi.

Quali sono gli strumenti per tutelarsi e guadagnare sui crolli di mercato?

Le armi che ti possono garantire veramente l’incolumità sono poche e molto pericolose da utilizzare.

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1. Liquidità

Questa è la prima opzione che hai, scegliere di non investire.

Attenzione, però, non investire è un costo. Ti tiene indenne dai crolli, ma non ti permettere di guadagnare. Ti fa perdere in termini di inflazione, anche se molto bassa, e ti costa in termini di opportunità perse.

Può rappresentare un’opportunità vera a patto che, dopo un vero crollo dei mercati, tu sia disposto a rientrare almeno in parte sui mercati stessi.

Quando il crollo dei mercati termina, quando sei sicuro che quello è il minimo dei mercati, è il momento giusto per rientrare. Si tratta del market timing. Nessuno è in grado di farlo in maniera certa e sistematica e chi dice il contrario mente.

2. ETF short e opzioni put

Entrambi gli strumenti guadagnano quando i mercati, o i sottostanti, hanno un andamento negativo.

Questi sì che sono strumenti che, quando le cose vanno male, guadagnano.

A questo punto però hai due strade:

  • coprire l’intero portafoglio o parte di esso, dalla costruzione, dall’investimento iniziale con opzioni o etf contrari (short).
    Questa scelta è molto costosa, perché quando i mercati salgono questi strumenti perdono di valore, molto rapidamente. L’effetto è quello di “bruciare” i guadagni che realizzi con il portafoglio direzionale che hai costruito;
  • investire su opzioni o etf quando il crollo dei mercati si verifica.
    Qui è necessario saper riconoscere che la giornata negativa rappresenta l’inizio del crollo. Poi scegliere quali mercati subiranno il crollo maggiore. Infine decidere di uscire un attimo prima che i mercati rimbalzino.
    In altre parole dei azzeccare il market timing, ovvero quando entrare e quando uscire, che altro problema non è se non quello che abbiamo con tutti gli strumenti di investimento.

Oltre questi strumenti più audaci, esistono delle alternative che possiamo definire convenzionali. Essi limitano in maniera diversa gli effetti del crollo dei mercati, ma non ti tutelano completamente.

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Gli strumenti ordinari per far fronte ai crolli di mercato

Tieni sempre presente che, se non sei disposto a rischiare almeno un po’, non c’è nessuno strumento che possa garantirti un vero guadagno in uno scenario avverso come il crollo dei mercati.

Nessuna, tra le possibili scelte, ti mantiene indenne in maniera totale dal crollo dei mercati.

Ecco gli strumenti ordinari a disposizione per combattere i crolli di mercato:

  1. Oro
    Quando si verificano i crolli di mercato questa asset class rappresenta ancora una delle poche certezze che puoi avere.
    È universalmente riconosciuto come sinonimo di protezione dagli scenari negativi.
    In tutto il globo si corre a questo strumento che non a caso viene definito “rifugio”.
    Puoi scegliere l’oro fisico, certificati rappresentativi di quantità d’oro stabilite, etc. In ogni caso, l’oro rappresenta un’opportunità reale di protezione.
  2. Obbligazioni High Grade
    Sono le obbligazioni di emittenti sovranazionali (tipicamente BEI – BIRS) o governative con rating di tripla A.
    Questi strumenti durante le fasi di crollo dei mercati diventano subiscono un fenomeno definito Fly to quality. In pratica diventano oggetto di investimenti temporanei, da parte di soggetti che non vogliono rischiare e che si accontentano dei rendimenti talvolta anche  negativi.
    Il Fly to quality che si verifica con il crollo dei mercati fa automaticamente alzare il prezzo di questi strumenti.
    Ci sono due aspetti che devi però avere ben chiari.
    Innanzitutto, devi già avere in portafoglio questi strumenti, prima che si verifichi il crollo dei mercati, accettando il fatto che su questa parte di portafoglio il rendimento è minimo e talvolta nullo fino al verificarsi del crollo stesso.
    Infine, devi essere molto rapido nella decisione di vendere questi strumenti per realizzare il guadagno in termini di prezzo. Pena il ritorno a valori normali non appena la situazione si normalizza.
  3. Strumenti total return a gestione attiva
    Questi strumenti sono liberi da benchmark da rispettare e da vincoli, ma hanno obiettivi legati al ritorno assoluto ben definito.
    Di norma sono gli strumenti che recuperano prima gli effetti, se pur limitati, dei momenti di forte andamento negativo.
    Purtroppo qui non ci sono dei parametri certi e matematici che ti assicurano che il gestore farà bene il suo lavoro.
    Diventa determinante scegliere i gestori, le società di gestione, i fondi comuni d’investimento che hanno dimostrato con i numeri di essere in grado di gestire anche il crollo dei mercati.
    Un indicatore che spesso non viene preso in considerazione è quello che individua da quanto tempo il gestore di uno strumento ricopre quel ruolo.
    Devi quindi essere in grado di leggere gli indicatori matematici che questi strumenti presentano. Saperli confrontare e valutare nel tempo e sugli scenari più attesi.
    Altrimenti devi affidarti a un consulente finanziario, esperto e professionale, che possa farlo per te e per i tuoi interessi.
  4. Strumenti che investono in settori difensivi
    Esistono dei settori che anche in tempi di crisi e di shock finanziari, reagiscono meglio di altri, talvolta anche con risultati sorprendenti.
    Mi riferiscono a quelle aziende che hanno business che risentono meno della congiuntura economica o dei fattori che generano il crollo dei mercati; a quei settori che, a prescindere dalla situazione economica e finanziaria, continuano a produrre utili in maniera costante. Un esempio sono il settore farmaceutico, i consumi di base o le utilities.
    Anche in periodi di shock, le medicine le compri lo stesso, la spesa al supermercato la fai comunque e la luce l’accendi.
    Ecco perché questi settori vengono definiti difensivi e possono rappresentare un ulteriore elemento di reale diversificazione e attenuazione degli scossoni dei mercati.

Abbiamo visto tutti gli accorgimenti per difenderti dal crollo dei mercati, per gestire il tuo portafoglio, limitare e in alcuni casi anche guadagnare sui crolli.

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Certo, se la situazione dei mercati è drammatica, nulla ti salva del tutto.

Per nostra fortuna, le banche centrali e agli osservatori dei dei fenomeni finanziari cercano di rendere tale ipotesi remota.

in ogni caso, se non credi sia giusto rinunciare ai tuoi obiettivi per la paura che questo comporta, allora non esitare, fatti affiancare da un professionista.

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