Investire in fondi comuni è diventata una consuetudine sia per i piccoli risparmiatori che per gli investitori Private, i famigerati HNWI come te.

Le ferite dovute all’investimento diretto in azioni, avvenuto soprattutto durante la fine degli anni novanta, hanno lasciato profonde cicatrici allo scoppio della “bolla internet” dei primi anni duemila, soprattutto in chi aveva poca dimestichezza con le “belve” del listino.

A investire in fondi comuni si era iniziato già nei primi anni ottanta, ma c’è voluto un po’ di tempo e qualche terremoto prima che questi strumenti prendessero piede.

Oggi l’utilizzo di questi strumenti è diventato trasversale e ordinario, ma sei sicuro di conoscere le caratteristiche e le regole per investire in fondi comuni, senza fare danni, e ottenere il risultato che cerchi?

Cosa sono i fondi comuni?

Iniziamo a capire cos’è un fondo comune, o meglio, un OICROrganismo d’Investimento Collettivo di Risparmio:

Organismo di investimento collettivo del risparmio (Oicr): l’organismo istituito per la prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio, il cui patrimonio è raccolto tra una pluralità di investitori mediante l’emissione e l’offerta di quote o azioni, gestito in monte nell’interesse degli investitori e in autonomia dai medesimi nonché investito in strumenti finanziari, crediti, inclusi quelli erogati, a favore di soggetti diversi da consumatori, a valere sul patrimonio dell’OICR, partecipazioni o altri beni mobili o immobili, in base a una politica di investimento predeterminata”

TUF articolo 1, comma 1, lettera k)

Gli OICR sono istituzioni finanziarie, che raccolgono il denaro da una pluralità di risparmiatori e lo investono secondo obiettivi comuni predeterminati, in termini di oggetto dell’investimento, profilo di rischio e rendimento atteso.

Fin qui tutto chiaro.

Le politiche d’investimento vengono attuate in maniera collettiva secondo un mandato preciso e il patrimonio gestito è suddiviso in quote o azioni tutte di ugual valore.

La gestione avviene in maniera autonoma, significa che i risparmiatori non possono influire o partecipare alle scelte d’investimento della società che gestisce il fondo.

La società di gestione investe il patrimonio raccolto secondo il mandato e le caratteristiche dello strumento stabilite nel regolamento, nel rispetto delle normative stabilite.

Chiaramente gli investimenti non sono personalizzati, ma a carattere collettivo nell’interesse della pluralità dei sottoscrittori.

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Questo patrimonio è separato da quello della società che lo gestisce, per cui non è soggetto a nessuna azione da parte degli eventuali creditori della società o della banca che lo ha in deposito.

Questo aspetto è bene che tu lo abbia chiaro: nessun creditore della società può toccare il patrimonio dei risparmiatori, in caso di fallimento della società che gestisce il tuo denaro, quest’ultimo non è aggredibile.

Quindi, investire in OICR, anche finanziariamente rischiosi, non presenta lo stesso grado di rischio dell’investimento diretto in titoli soggetti a default.

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Su cosa investono i fondi comuni?

Torniamo al TUF (Testo Unico della Finanza) per capire su cosa investono i fondi comuni.

“Il patrimonio dell’Oicr può essere investito in una o più delle categorie dei seguenti beni:

  • strumenti finanziari negoziati in un mercato regolamentato;
  • strumenti finanziari non negoziati in un mercato regolamentato;
  • depositi bancari di denaro;
  • beni immobili, diritti reali immobiliari, ivi compresi quelli derivanti da contratti di leasing immobiliare con natura traslativa e da rapporti concessori, e partecipazioni in società immobiliari, parti di altri FIA immobiliari, anche esteri;
  • crediti e titoli rappresentativi di crediti, ivi inclusi i crediti erogati a valere sul patrimonio dell’Oicr;
  • altri beni per i quali esiste un mercato e che abbiano un valore determinabile con certezza con una periodicità almeno semestrale;
  • il patrimonio dell’Oicr è investito nelle categorie di beni di cui al comma 1 nel rispetto delle disposizioni del presente regolamento nonché dei criteri, dei divieti, e delle norme prudenziali di contenimento e di frazionamento del rischio, nonché delle altre disposizioni stabilite dalla Banca d’Italia ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera c), del TUF.”

Come vedi l’universo investibile è il più ampio possibile.

Da evidenziare che la società che gestisce l’OICR è intestataria degli strumenti oggetto d’investimento, e l’effetto delle scelte di gestione effettuate “in monte”, ossia in base collettiva, ricadono sui partecipanti attraverso le quote possedute da ogni singolo investitore.

Come funzionano i fondi comuni?

Per investire in fondi comuni è necessario sottoscrivere delle quote.

Questa operazione può essere fatta in un’unica soluzione oppure attraverso un Piano di Accumulo Capitale prestabilito (PAC).

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Il riscatto delle quote può avvenire in qualsiasi data di valorizzazione del fondo, tipicamente ogni giorno in cui vengono quotati, e il valore di rimborso è pari al prodotto del valore delle quote possedute per il valore unitario della quota relativo al giorno in cui la società di gestione riceve la domanda di rimborso.

Il rimborso deve essere fatto entro 15 gg dalla ricezione della richiesta secondo le modalità evidenziate nel regolamento.

Il valore della quota è stabilito dividendo il valore del patrimonio totale del fondo, dedotti i costi, per il numero delle quote in circolazione.

Risulta evidente che ad ogni giorno di valorizzazione è stabilito un unico valore, al quale verranno regolate le operazioni di acquisto e vendita.

Da evidenziare che, a differenza di quello che avviene per altri strumenti, investire in fondi comuni non comporta un differenziale tra valori in acquisto e valori in vendita, tipico della negoziazione.

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Quali sono i vantaggi dei fondi comuni di investimento?

Investire in fondi comuni, meglio in OICR, ha diversi vantaggi:

  1. Elevata diversificazione degli investimenti, anche per importi limitati
  2. Frazionamento del rischio
  3. Delega gestionale a professionisti slegata dalla soggettività
  4. Tutela del patrimonio in termini di protezione da rischio insolvenza degli emittenti
  5. Trasparenza gestionale e informativa
  6. Liquidabilità
  7. Accesso a mercati dove l’investimento diretto è complicato o, in certi casi, sconsigliato

Questo comunque non vuol dire che investire in fondi comuni sia un’attività priva di rischi, anzi, ma certamente limita alcuni rischi tipici di altre forme d’investimento.

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Qual è il regolamento dei fondi comune d’investimento?

Il regolamento del fondo è il documento più importante per avere tutte le informazioni che servono per investire.

Contiene tre parti essenziali:

  • Scheda Identificativa
    Identifica qual è la società che gestisce il fondo, la banca depositaria e a che tipologia appartiene il fondo;
  • Caratteristiche dell’OICR
    Identifica quali sono gli strumenti oggetto d’investimento, lo stile di gestione, le spese e gli obiettivi di rendimento. In questa sezione viene esplicitato se e in che termini verranno utilizzati strumenti derivati e/o la leva finanziaria;
  • Regole Gestionali
    Identifica “chi fa cosa” (gestione/custodia/controllo) all’interno dell’OICR, ma anche le modalità con cui si sottoscrivono e vengono liquidate le quote dei risparmiatori.

Tutte queste informazioni sono evidenziate anche nel Prospetto Informativo e riepilogate in maniera sintetica all’interno del KIID (Key Investor Information Document), un documento obbligatorio che deve contenere tutte le informazioni più importanti espresse attraverso un linguaggio chiaro e non tecnico.

Quali sono i costi dei fondi comuni d’investimento?

Gli OICR presentano una serie di commissioni e costi che è opportuno conoscere se si vuole investire in fondi comuni senza sorprese e in maniera consapevole.

Non tutte le commissioni e i costi evidenziati nello schema a seguire sono per forza presenti contemporaneamente in tutti gli OICR commercializzati.

Per conoscere nello specifico quali di questi costi sono presenti nei fondi che si vogliono valutare, è necessario approfondire attraverso la documentazione dell’OICR quali sono nello specifico i costi sostenuti effettivamente dall’investitore.

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Costi espliciti dei fondi comuni d’investimento

  • Diritti fissi
    Applicati ad ogni singola operazione, di solito in maniera fissa;
  • Compenso per la banca depositaria
    Variabile o fisso in funzione del regolamento;
  • Commissione di sottoscrizione
    Variabile a seconda della rischiosità del fondo, applicata in percentuale del valore di sottoscrizione in fase d’ingresso;
  • Commissione di rimborso
    Variabile (inversamente proporzionale alla permanenza nel fondo) o fissa, espressa in percentuale applicata al valore liquidato in fase d’uscita. Non può essere presente se è già presente la commissione di sottoscrizione;
  • Commissione di switch
    Applicata in percentuale al valore che viene passato tra i fondi;

Costi impliciti dei fondi comuni d’investimento

  • Commissioni di gestione
    Applicata in percentuale sul valore del fondo, rappresenta la remunerazione del gestore per la sua attività. Più la complessità della gestione è elevata, più lo è anche la commissione.
  • Commissioni di performance
    Applicata in percentuale se il risultato conseguito supera valori predeterminati di performance in un arco temporale non inferiore ai 12 mesi. Queste commissioni dovrebbero essere applicate con la clausola “high watermark”, che fa pagare il cliente solo quando il valore del fondo supera i massimi assoluti. Il fatto di non avere un momento periodico di reset significa che l’investitore paga per le performance una sola volta nella vita dell’investimento. Nella pratica, si valuta l’andamento del fondo giornalmente e, se questo supera il massimo mai raggiunto fino a quel momento, si trattiene una quota di quel rendimento a titolo di commissione di performance. L’high watermark è estremamente vantaggioso per il cliente perché: allinea completamente l’interesse della SGR a quello del cliente fornendo quindi davvero un incentivo ad avere una performance crescente, garantisce di pagare solo quando il fondo guadagna nel lungo periodo e garantisce che paghino effettivamente le commissioni quei clienti che hanno beneficato della buona performance (fatto che non si verifica necessariamente con altri metodi di calcolo);
  • Commissioni di intermediazione
    Applicate alle effettive operazioni di acquisto e vendita degli strumenti detenuti dal fondo stesso;

Per consentire un’agevole confronto con i costi degli strumenti UE, la normativa UCITS IV ha introdotto l’adozione di un indicatore di costi aggregati, detto delle spese correnti.

In verità, questo nuovo indicatore risulta meno accurato di quello adottato in precedenza, il TER (Total Expense Ratio), perché non contempla nel suo calcolo le eventuali commissioni d’incentivo né le commissioni di intermediazione.

Quali sono le tipologie di fondi comuni d’investimento?

Quando si decide di investire in fondi comuni è necessario conoscere le diverse tipologie in cui vengono classificati questi strumenti.

Ogni tipologia presenta caratteristiche che determinano diverse conseguenze per gli investitori

  • Fondi Aperti
    La sottoscrizione e il riscatto possono essere effettuati durante ogni giorno in cui l’OICR viene valorizzato, ossia tutti i giorni lavorativi;
  • Fondi Chiusi
    La sottoscrizione delle quote avviene durante un periodo prefissato e il loro numero è predeterminato. Il riscatto delle stesse può avvenire solo in alcuni momenti prestabiliti;
  • Fondi di diritto italiano
    Sono fondi costituiti in Italia;
  • Fondi di diritto estero
    Sono fondi costituiti all’estero indipendentemente dalla nazionalità della società che li crea. Tipicamente vengono costituiti in Irlanda o in Lussemburgo per le agevolazioni fiscali che questi paesi consentono alle società di gestione del risparmio;
  • Fondi a distribuzione
    Questi strumenti distribuiscono tutti o parte dei proventi che realizzano secondo i criteri stabiliti nel regolamento del fondo;
  • Fondi ad accumulazione
    I proventi realizzati da questi fondi vengono interamente reinvestiti nelle attività del fondo stesso al loro realizzo;
  • Fondi UCITS
    Questi strumenti vengono costituiti nel rispetto della normativa UCITS (Undertracking for Collective Investment in Transferables) e sono destinati agli investitori dell’Unione Europea.
    Possono investire solo in valori mobiliari, devono necessariamente assumere la forma aperta ed essere armonizzati;
  • Fondi d’Investimento Alternativi (FIA)
    Sono strumenti destinati ad investitori professionali, come definiti dalla normativa MIFID, costituiti da società dedicate, le GEFIA.
    Fanno tipicamente parte di questa tipologia di fondi gli Hedge Fund, i fondi di private equity, i fondi immobiliari.

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Assogestioni, l’associazione italiana del risparmio gestito che riunisce le principali società di gestione del risparmio italiane, individua cinque macro categorie alle quali ricondurre i fondi comuni secondo la loro asset allocation:

  1. Fondi azionari, investimento minimo in azioni pari al 70% del portafoglio
  2. Fondi obbligazionari, investimento in azioni pari a zero
  3. Fondi bilanciati, investimento azionario variabile tra il 10 e il 90%
  4. Fondi monetari, investimento esclusivo in titoli del mercato monetario
  5. Fondi flessibili, nessun vincolo d’investimento

A loro volta queste categorie sono ulteriormente suddivise in sottocategorie relative all’oggetto dell’investimento, al rischio o ai paesi di riferimento.

I fondi di una stessa categoria possono a loro volta essere suddivisi in base a:

  • Composizione del portafoglio
  • Stile di gestione
  • Stile d’investimento
  • Adozione o assenza di un benchmark
  • Obiettivi da perseguire

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Come investire in fondi comuni?

Puoi decidere d’investire in fondi comuni adottando diversi approcci.

Puoi costruire l’intero portafoglio, o parti precise di esso, attraverso questi strumenti e componendo l’asset con strumenti di società di gestione differenti che adottano strategie e stili di gestione che sono compatibili con le tue esigenze.

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Questa tipologia di approccio necessita di una supervisione da parte di regista, che abbia ben chiaro come strutturare l’intero portafoglio, componendo il puzzle nel rispetto del tuo profilo d’investimento e tenendo conto delle correlazioni degli strumenti utilizzati.

Puoi affidare la regia a un advisor, un Private Banker che costantemente monitori l’andamento del portafoglio e ti suggerisca via via le modifiche da effettuare per adattare il tuo portafoglio al mutare dello scenario di mercato e/o al rispetto della strategia adottata secondo il tuo profilo di rischio/rendimento.

Sarà sempre compito suo monitorare l’andamento e produrre una reportistica aggregata.

Puoi, in alternativa, scegliere di delegare a un Advisor l’assemblamento di fondi diversi per stile di gestione, tipologia, peso, esposizione e rischio, ma che uniti correttamente vadano a comporre un’asset allocation che rispecchi fedelmente il tuo profilo e i tuoi obiettivi d’investitore.

Puoi scegliere un’ulteriore approccio, ossia investire in fondi comuni attraverso una Gestione Patrimoniale che utilizzi in toto o in parte questi strumenti.

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Le Gestioni Patrimoniali nei fondi comuni d’investimento

Le Gestioni Patrimoniali sono strumenti finanziari dove il denaro conferito viene investito in maniera personalizzata su diversi strumenti al fine di conseguire un obiettivo stabilito.

Il gestore gode di ampia discrezionalità di scelta nel rispetto delle normative e del mandato di conferimento.

L’ampia personalizzazione viene espressa consentendo agli investitori di dare precise indicazioni e limiti d’investimento al gestore, attraverso la costruzione sartoriale del mandato.

Va evidenziato che, normalmente, le società di gestione presentano una serie più o meno ampia di di mandati predefiniti e la personalizzazione trova effettiva realizzazione per importi di dimensioni rilevanti che ne consentano l’implementazione ad hoc mantenendo la capacità di diversificare.

Risulta evidente che importi relativamente modesti non si prestano a personalizzazioni ampie.

La personalizzazione può essere espressa dagli investitori in diversi aspetti gestionali:

  • tipologie di strumenti su cui investire o non investire
  • utilizzo della leva finanziaria
  • esposizione ai mkt e/o alle valute
  • esposizione al rischio complessivo,nalla tipologia di operazioni effettuabili dal gestore, ecc…

Da ricordare l’ampia discrezionalità lasciata al gestore nella scelta degli strumenti da utilizzare, che consente l’acquisto di strumenti diversi (Fondi/ETF/azioni/obbligazioni, ecc) nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo di gestione.

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Fondi flessibili: gli Absolute Return e i Total Return

Dedichiamo un breve focus a queste due particolari tipologie di fondi.

I fondi flessibili sono fondi che, nel mandato, consentono al gestore di modificare liberamente la loro asset allocation entro alcuni limiti stabiliti nel regolamento del fondo.

Investire in fondi comuni di questo tipo diventa estremamente conveniente quando in periodi di particolare incertezza si vuole delegare al gestore di scegliere le proporzioni tra le varie asset class oggetto d’investimento.

Da evidenziare che questa tipologia di strumenti non adotta nessun benchmark, caratteristica che permette al gestore di operare in massima libertà, senza vincoli per esprimere tutta la propria abilità nel proporre le soluzioni idonee a raggiungere gli obiettivi di gestione prefissati.

Investire in fondi di questo tipo implica una profonda conoscenza degli strumenti selezionati, dello stile di gestione adottato e degli obiettivi perseguiti dai gestori.

Tipologie particolari di fondi flessibili sono gli Absolute Return e i Total Return.

I primi sono focalizzati sull’obiettivo di ottenere il massimo risultato di gestione possibile, contenendo la volatilità massima entro parametri dichiarati e per ottenere questo risultato sono investiti da un mandato a delega ampissima.

La seconda tipologia si prefigge di conseguire un ritorno sempre positivo con qualsiasi condizione di mercato in un arco temporale definito. Per ottenere questo risultato presentano anch’essi un mandato molto ampio, definito nel regolamento del fondo stesso.

ETF e fondi comuni d’investimento

Questi strumenti sono particolari fondi che replicano passivamente un indice stabilito e sono quotati su un mercato regolamentato come un qualsiasi titolo azionario.

Quindi, a differenza dei fondi trattati finora, presentano, durante la negoziazione, prezzi in acquisto e in vendita che variano in tempo reale.

Andando a replicare in maniera passiva un indice, consentono agli investitori di ripetere, in un unico investimento, un indice che normalmente è composto da diversi titoli con pesi differenti.

Gli ETF risultano quindi estremamente vantaggiosi quando si vuole replicare un indice particolare sul quale si farebbe fatica a prendere posizione in maniera diretta con dei titoli.

Questi fondi sono particolarmente adatti a investimenti anche piccoli o su indici particolari e/o rischiosi, dove avventurarsi risulterebbe complicato.

Un’ulteriore vantaggio è costituito dai costi di gestione.

Questi risultano molto contenuti rispetto ai fondi tradizionali, caratteristica che li rende molto competitivi, specie quando oggetto d’investimento sono indici particolari o con ritorni limitati che risentirebbero in maniera decisa dell’applicazione dei tradizionali costi legati agli OICR.

Particolare attenzione va prestata nella fase di selezione, in relazione alla modalità di replica dell’indice sottostante (sintetica o fisica), del volume degli scambi di questi strumenti e soprattutto allo spread presente tra denaro e lettera in negoziazione.

Questi parametri possono variare notevolmente i risultati finali tra ETF con medesimo indice sottostante o anche in confronto a OICR con medesimo oggetto d’investimento.

Inoltre è da tenere in considerazione anche l’aspetto legato alla commissione di negoziazione che, a differenza degli OICR, in quest’ambito trova applicazione.

Data la conclamata totale passività dello strumento, gli ETF sono indicati a investitori con un profilo di rischio adeguato, disposti ad accettare l’andamento dei relativi indici di riferimento.

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Qual è la fiscalità dei fondi comuni d’investimento?

Investire in fondi comuni in maniera consapevole implica anche conoscere la tassazione a cui vengono assoggettati questi strumenti.

I guadagni realizzati attraverso i fondi di diritto italiano (SGR) e delle Sicav estere armonizzate sono tassati nella misura del 26%.

La tassazione viene applicata alla realizzazione “per cassa”, ossia quando vengono liquidate le quote o quando il fondo distribuisce i proventi.

La tassa viene applicata sulla differenza di valore tra l’acquisto e la vendita e, se le quote sono espresse in valuta estera, l’aliquota del 26% viene applicata anche sull’eventuale plusvalenza realizzata grazie all’effetto cambio.

Non tutte le rendite finanziarie sono tassate al 26%, infatti alcuni strumenti finanziari sono rimasti assoggettati all’imposta del 12,5%.

Titoli di stato italiani (ed equiparati come i buoni postali e le emissioni di regioni, province e comuni), titoli di stato esteri emessi da nazioni presenti nella White List e, infine, obbligazioni di enti sovranazionali riconosciuti vengono tassati con l’aliquota del 12,5%.

Quindi, anche i fondi comuni di investimento e i sicav italiani ed esteri, per la parte di redditi derivanti da tali strumenti, sono assoggettati all’imposta del 12,5%.

Attenzione particolare va dedicata al tema della compensazione tra plusvalenze e minusvalenze derivante da fondi.

Infatti le minusvalenze sono fiscalmente considerate «redditi diversi» e dunque sono compensabili con eventuali plusvalenze da redditi della stessa specie (ad esempio: da plusvalenze derivanti da azioni e obbligazioni).

Le plusvalenze, invece, sono fiscalmente considerate «redditi di capitale» e pertanto non compensabili.

Quindi, plusvalenze realizzate attraverso fondi (redditi di capitale) non sono compensabili con minusvalenze realizzate attraverso altri fondi (redditi diversi).

La tassazione relativa agli ETF è stata equiparata dal 2014 a quella dei fondi, per cui valgono gli stessi principi illustrati.

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