Il private equity rappresenta veramente un investimento alternativo agli strumenti convenzionali, ma per poterlo cogliere in sicurezza, devi conoscerlo bene.

Tutti vorrebbero investire in qualcosa che renda tanto, senza rischi e con la possibilità di poter riavere indietro i soldi quando lo desiderano, in modo immediato e senza rimetterci un euro.

Se anche tu sei alla ricerca dell’isola che non c’è, non continuare a leggere questo articolo. Appartieni alla categoria dei sognatori, non degli investitori, e io non voglio toglierti l’illusione: continua pure a sognare e, purtroppo, a rimanere costantemente deluso.

Al contrario, se anche tu sei alla ricerca di qualche investimento alternativo che ti possa far ottenere ritorni notevolmente superiori ai tassi di rendimento degli investimenti tradizionali, senza vedere continuamente il tuo patrimonio andare su e giù come sulle montagne russe, allora sei nel posto giusto.

C’è solo una condizione che devi rispettare, una semplice, chiara ma ferrea condizione: devi avere pazienza.

Devi avere pazienza sia nei tempi d’investimento, che nella tempistica dei disinvestimenti.

Cosa vuol dire?

Ora te lo spiego, in maniera semplice, passo dopo passo.

Cosa sono gli investimenti alternativi?

Ti piacerebbe avere l’opportunità di diventare socio di una nuova azienda con un nuova idea di business?

Ti ricordo che Apple è nata in un piccolo garage che conteneva una grande idea, ma anche che ha dovuto attraversare periodi durissimi prima di diventare il primo brand al mondo.

Saresti felice di avere l’occasione di entrare nel capitale di un’azienda che vuole creare un nuovo mercato? Pensa a cosa ha fatto Red Bull. 20 anni fa il mercato degli energy drink non esisteva, e lei ha creato un intero settore in cui è la leader incontrastata, ma ha dovuto trovare qualcuno che ci credesse fermamente.

Vorresti avere la possibilità di partecipare al rilancio di un grande marchio per riportarlo in cima?

Torniamo per un secondo agli anni ottanta. Moncler è stata sinonimo di “piumino” per più di 20 anni, poi il baratro. C’è voluta intuizione, tanta tenacia e un po’ di sano capitale privato per dar fiato a nuove idee e riportare al successo mondiale un’azienda in declino.

Tutte le attività che ho menzionato non si sono rivelate un’opportunità nello stesso momento, per cui non sarebbe stato possibile coglierle tutte nello stesso istante.

Soprattutto non puoi coglierle tutte, nello stesso momento in cui decidi di investire il tuo denaro.

Le opportunità non sono lì ad aspettare te e i tuoi soldi. Si presentano, punto. E vanno afferrate saldamente quando lo fanno, se sai come farlo.

Allo stesso modo, queste imprese, queste idee, queste operazioni sono diventate redditizie in momenti e modi differenti. Bisogna quindi saper cogliere il momento più opportuno e la modalità più conveniente per uscirne con il massimo del profitto.

Di certo, il momento giusto non è determinabile a priori e non può, per forza di cose, essere sempre il momento che vuoi tu.

Inoltre, queste aziende hanno avuto bisogno di tempo per diventare delle vere e proprie miniere d’oro. Tutte le aziende che sono arrivate ad essere dei veri affari, lo sono diventate sempre dopo un periodo più o meno lungo di ascesa.

Per cui, aspettarsi di avere ritorni elevati, nel breve periodo o addirittura immediatamente, è pura fantasia.

Qualsiasi società seria che nasce, che si espande o che si rilancia ha bisogno di una delle risorse più preziose, per rendere il massimo: il tempo.

Non si affronta un nuovo mercato, un nuovo progetto o un ampliamento, senza fare un business plan che preveda un periodo di avviamento, più o meno lungo ma sempre necessario.

Chiunque abbia una minima conoscenza di economia aziendale sa che non è possibile fare impresa ed avere aspettative di vedere rientri nei primi tre/cinque anni di attività.

Certo è che, chi ha avuto pazienza, tenacia e ha saputo aspettare accettando la sfida, ha avuto ritorni di gran lunga superiori ad altri investimenti tradizionali.

Tutto questo ha un nome. Benvenuto nel mondo del private equity.

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

Il private equity: come funziona

Questa tipologia d’investimento ha delle caratteristiche veramente interessanti, per chi è alla ricerca di strumenti che possono rappresentare un’alternativa ai classici investimenti tradizionali.

Le logiche di sviluppo e di ritorno di questi strumenti sono differenti e slegate dalle dinamiche che governano i mercati finanziari.

Questo aspetto è fondamentale se desideri avere una parte del tuo portafoglio al riparo dalle tempeste che talvolta travolgono i mercati convenzionali. Essere al riparo dalla volatilità dei mercati tradizionali non vuol dire che questi strumenti siano privi di rischio – aspetto che tratteremo in maniera specifica tra poco.

Non significa neppure rinunciare ai rendimenti dei mercati finanziari, anzi. Siamo alla ricerca di rendimenti superiori!

Entriamo quindi nello specifico.

Cos’è il private equity?

Ridotto all’osso, il private equity è un investimento privato nel capitale di una società non quotata.

L’investimento avviene attraverso il finanziamento dell’attività dell’azienda, sotto forma di partecipazione societaria, che ha come obiettivo la valorizzazione in un tempo medio/lungo della società stessa, ai fini della dismissione della partecipazione.

Difficile da scrivere, ma concettualmente molto semplice.

Come si può investire nel private equity?

Semplicemente sottoscrivendo un fondo specializzato, un fondo di private equity.

Cosa sono i fondi di private equity?

I fondi di private equity sono fondi chiusi a durata prefissata che investono i capitali conferiti secondo le regole stabilite dal regolamento del fondo.

Un fondo di private equity seleziona società non quotate in cui investire attraverso l’acquisto di quote, ai fini di consentire alle stesse il lancio, lo sviluppo o il recupero del business aziendale.

L’obiettivo è quello di rivendere la partecipazione stessa, dopo un periodo medio/lungo, a un prezzo notevolmente superiore a quello di acquisto.

Gli operatori dei fondi di private equity

Esistono diversi operatori che fanno fondi di questo tipo:

  • fondi chiusi sovranazionali o internazionali;
  • fondi chiusi nazionali;
  • banche d’affari;
  • banche tradizionali;
  • soggetti istituzionali;
  • soggetti industriali;
  • fondi sovrani;
  • operatori pubblici.

In pratica, il fondo di private equity entra in qualità di socio finanziatore per permettere la crescita di queste aziende, con l’obiettivo dichiarato di andare poi a rivendere sul mercato le quote di partecipazione ad un valore molto più alto di quello pagato. Semplice, no?

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

Tipologie di investimento in private equity

Non esiste un solo modo di fare private equity. Ci sono diversi modi e quindi diverse tipologie di fondi di private equity.

Una prima classificazione si basa nei confronti di ciò che si va a finanziare:

  • finanziamento di un’idea – Seed;
  • finanziamento dell’avvio di una nuova azienda – Start up;
  • finanziamento della crescita di aziende già mature – Expansion;
  • finanziamento della riorganizzazione totale della proprietà aziendale – Buy out;
  • finanziamento della sostituzione di parte dell’azionariato – Replacement;
  • finanziamento del rilancio del business aziendale – Turnaround;

Questa tipologia d’investimento richiede una preparazione specifica, differente da quella richiesta ai gestori di strumenti finanziari classici.

I rischi legati a queste forme d’investimento non sono tutti uguali. Finanziare una nuova idea non è come finanziare l’espansione di un’azienda già avviata.

Le tempistiche delle varie fasi di questi investimenti sono differenti e quasi mai brevi. Inoltre, questa tipologia d’investimento non è necessariamente liquida.

Ecco perché risulta fondamentale conoscere bene in che tipologia di fondo di private equity investire il proprio denaro e quali sono le operazioni che il fondo va a finanziare.

Se non sei in grado di valutare da solo queste caratteristiche, è imperativo che tu sia affiancato da un consulente preparato che lo faccia per te, altrimenti ti consiglio di non rischiare da solo.

Quanto durano i fondi di private equity?

La durata viene stabilita direttamente dal regolamento del fondo e generalmente è di otto/dieci anni.

Fondamentale è sapere che la durata può essere prorogata, secondo le norme stabilite nel regolamento del fondo stesso, di due/tre anni, se non sono state completate le vendite delle partecipazioni e se la maggioranza dei sottoscrittori è concorde.

Nel corso della vita del fondo c’è un periodo in cui vengono fatti gli investimenti, che ha una durata ben precisa, stabilita sempre nel regolamento dello strumento, di cinque anni.

Segue quindi un periodo durante il quale le partecipazioni vengono vendute e quindi le quote distribuite ai sottoscrittori, in liquidazione o disinvestimento.

Processo d’investimento in fondi di private equity

E’ fondamentale comprendere qual è lo sviluppo che segue un investimento in questi strumenti.

Una volta comprese le varie fasi del processo d’investimento di un fondo di private equity, possiederai le informazioni fondamentali per capire se questa tipologia d’investimento può rappresentare un’opzione per le tue esigenze d’investimento.

1. La raccolta

La sottoscrizione del fondo è una fase delicata, durante la quale il gestore raccoglie il denaro dagli investitori.

Queste somme, al contrario di quello che avviene in un fondo tradizionale, non vengono tutte immediatamente investite in operazioni di private equity.

Come hai letto prima, le operazioni non sono lì che aspettano te. Il gestore di solito valuta in continuo molte operazioni che si presentano, ma poi ne sceglie pochissime, solo quelle in cui matura una forte convinzione e che soddisfano i criteri d’investimento stabiliti nel mandato del fondo.

Capisci come questa operazione sia nettamente differente dall’acquisto di strumenti tradizionali: è impossibile pretendere tempi rapidi d’investimento.

Durante la fase di attesa, prima dell’effettivo impiego, la liquidità potrà essere parcheggiata e remunerata al tasso monetario o, se previsto dal regolamento, investita in strumenti tradizionali liquidi.

L’investimento “a chiamata”

Alcuni fondi adottano la modalità d’investimento “a chiamata”.

L’investitore, ossia tu, si impegna a sottoscrivere una cifra nel fondo ma questa non viene versata tutta immediatamente, ma “a chiamata”.

Il gestore avrà un determinato periodo di tempo, stabilito dal regolamento del fondo stesso, entro il quale potrà chiedere il versamento di quanto pattuito con l’investitore.

Il gestore del fondo, ogni volta che il comitato d’investimento delibera un nuovo investimento per un’operazione selezionata, raccoglierà in maniera proporzionale le quote da tutti i sottoscrittori del fondo.

Questa fase è definita “tiraggio”.

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

2. L’investimento

Questa fase è determinante per il successo del fondo stesso. Il gestore deve raccogliere una quantità enorme di informazioni per valutare l’opportunità d’investimento di ogni singola operazione che si presenta.

Normalmente, le operazioni da valutare arrivano sul tavolo del gestore da diversi canali:

  • banche;
  • commercialisti;
  • operatori del settore;
  • professionisti specifici;
  • manager delle società stesse;
  • associazioni industriali.

Di solito il gestore si avvale di team fortemente specializzati in un settore o in una determinata tipologia di operazioni.

Vengono valutate le caratteristiche:

  • delle aziende prese in esame;
  • della struttura delle operazioni proposte;
  • della finalità ultima delle operazioni societarie;
  • del mercato e contesto in cui sono inserite;
  • dello sviluppo reale delle operazioni;
  • del ritorno atteso.

Una volta accertato che le caratteristiche di cui sopra sono idonee e soddisfano le finalità del fondo, va stabilito uno degli aspetti più importanti di ogni trattativa: il prezzo.

Insieme al prezzo, si stabiliscono le modalità e le tempistiche dell’investimento stesso, aspetti tutt’altro che secondari in queste tipologie di operazioni.

Definito il tutto, il comitato d’investimento del fondo è chiamato a deliberare o declinare la proposta d’investimento, decisione che porta poi all’implementazione dell’operazione.

3. Il disinvestimento

Questa è una delle fasi più delicate dell’intero processo d’investimento. Spesso il successo o l’insuccesso di un’operazione di private equity è ascrivibile a questa fase.

Una volta partiti gli investimenti, operatori specializzati del fondo seguono tutto lo sviluppo dell’operazione e l’andamento della società partecipata.

Devono poi decidere qual è il momento più opportuno per chiudere l’operazione in modo da realizzare il massimo profitto.

Stabilire con precisione chirurgica qual è l’apice dello sviluppo di una società o di un’operazione non è cosa banale, non è uno sport per amatori della domenica.

La scelta del canale di disinvestimento

Oltre ad individuare il momento, è fondamentale scegliere il canale per il disinvestimento.

Vediamoli insieme:

  • cessione delle quote ad uno dei soci originari in essere;
  • cessione delle quote a nuovi soci industriali;
  • cessione delle quote ad un altro operatore di private equity;
  • quotazione della società nel mercato borsistico;
  • fusione con altre società del settore;
  • abbattimento dell’operazione nel bilancio del fondo.

Tutte queste operazioni richiedono tempo e perizia nelle decisioni. È intuitivo quindi che l’uscita da un fondo di private equity non possa avvenire come normalmente avviene in altre forme d’investimento.

Deve anzi essere stabilita e regolata prima che l’investimento venga effettuato, attraverso il regolamento del fondo stesso.

La fase di liquidazione potrebbe avvenire anche in concomitanza con la fase di chiamata. Mi spiego meglio.

Il fondo a volte inizia a liquidare i proventi di alcune operazioni implementate, quando ancora non si è conclusa la fase di “tiraggio”.

Potrebbero quindi sovrapporsi fasi in cui il fondo stesso distribuisce i risultati di alcune operazioni e raccoglie fondi per altre nuove operazioni.

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

Profilo di rischio e rendimento dei fondi di private equity

Veniamo ora alla domanda più classica, quella che sicuramente hai lì da un po’ e che non riesci più a trattenere.

“Loris, è tutto bello, ma quanto rende tutto ciò?”

Poco fa ti ho parlato di ritorni notevolmente superiori ai mercati tradizionali.

E’ chiaro che le performance di questa tipologia di strumenti non è sempre uguale e dipende dal periodo storico in cui cadono e dalla tipologia delle operazioni effettuate.

Ti ho già evidenziato che lanciare una start up non è come finanziare la riorganizzazione della proprietà aziendale.

Ma, giustamente, tu vuoi numeri, cifre su cui ragionare.

A seconda delle tipologie delle operazioni poste in essere, i fondi di private equity possono arrivare a rendere anche il 15/20% in contesti storici favorevoli (fonte AIFI-KPMG).

Quello che è fondamentale che tu capisca, è che la cosa più importante non sono i numeri, ma il modo in cui un fondo di private equity consegue questi risultati.

Questi strumenti ottengono questi risultati con una bassissima volatilità e altrettanto bassa correlazione con i mercati convenzionali.

Attenzione però: rischio e rendimento vanno sempre insieme, per cui questi fondi presentano dei rischi che in alcuni casi sono molto elevati.

Vediamoli insieme.

Rischio liquidità

Le società in cui i fondi di private equity investono non sono quotate, quindi non hanno un prezzo quotidiano determinato su un mercato regolamentato. Sono quindi investimenti illiquidi.

Rischio temporale

L’orizzonte temporale previsto da questa tipologia d’investimento è necessariamente lungo, di norma superiore agli otto anni.

Rischio operativo

Il rischio legato al business di un’azienda è a volte molto elevato. È facile intuire quindi che il rischio legato allo sviluppo di nuovi mercati, nuovi prodotti e all’espansione in genere può essere, in certi casi, molto alto.

Rischio significa incertezza del risultato, ossia che gli obiettivi potrebbero non essere raggiunti e l’investimento potrebbe generare forti perdite, sia ben chiaro. Ricordati che i soldi facili non esistono.

Rischio finanziario

Spesso le operazioni vengono effettuate ricorrendo ad una forte leva finanziaria, ossia le somme investite sono poste a garanzia di affidamenti più grandi concessi per acquisire le quote societarie.

Risulta quindi evidente che queste operazioni siano soggette al rischio legato alla leva finanziaria in termini di tassi e di tutto quello che ne consegue.

Costi d’investimento in un fondo di private equity

I costi che un investitore come te deve affrontare sono essenzialmente due:

  • le commissioni di gestione;
  • le commissioni di performance.

I primi hanno caratteristiche molto simili alle commissioni di gestione dei classici fondi comuni d’investimento.

La peculiarità sta nel modo in cui vengono applicate. Il regolamento del fondo, infatti, specifica a quale massa queste vengono applicate.

Generalmente per i primi 5 anni vengono applicate al totale dell’investimento contrattuale, mentre per i successivi anni fino alla scadenza vengono applicate al NAV, il Net Asset Value.

Le commissioni di performance, o performance fee, dovrebbero essere il vero motore per i gestori: infatti le stesse dovrebbero essere dovute solo al raggiungimento dell’obiettivo di rendimento del fondo.

Queste commissioni rappresentano il reale incentivo per i gestori del fondo e la garanzia per l’investitore che ci sarà il massimo dell’impegno per rendere massimo il rendimento dell’investimento.

Di solito scattano dopo il raggiungimento di un rendimento minimo del 5/8% del fondo stesso, oltre il quale vengono applicate alla performance.

Normalmente sono quantificate con il 20% della plusvalenza netta realizzata dai sottoscrittori del fondo, oltre all’obiettivo di rendimento minimo di cui sopra.

Dal punto di vista fiscale, le performance sono assoggettate all’imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze realizzate.

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

Come investire in fondi di private equity

L’investimento in fondi di private equity non è per tutti.

La normativa MIFID 2 stabilisce chi può investire in questi strumenti: gli investitori professionali.

Per investitore professionale si intende “un cliente che possiede l’esperienza, le conoscenze e la competenza necessaria per prendere le decisioni in maniera autonoma essendo in grado di valutarne i rischi”.

La normativa elenca proprio quali sono i soggetti che appartengono a questa categoria di diritto, ma stabilisce anche che possano essere qualificati come “clienti professionali su richiesta” anche tutti quei soggetti che ne facciano espressamente richiesta, purché vengano rispettati certi parametri.

E’ inoltre consentita la sottoscrizione di fondi chiusi di private equity anche ad investitori non professionali ma che rispettano certi parametri dimensionali.

Infatti, questi investitori non professionali possono sottoscrivere quote di fondi di private equity per un valore complessivo non inferiore a 500.000 Euro.

Quindi, o sei un investitore professionale, o ti dichiari tale e puoi sottoscrivere questi strumenti per l’importo che desideri oppure puoi anche non essere un investitore professionale e non dichiararti tale, ma devi essere disposto ad investire almeno 500.000 euro.

Investimenti alternativi: in conclusione?

L’investimento in fondi di private equity è un’opportunità straordinaria specialmente per i clienti private come te che appartengono alla fascia elevata (High Net Worth Individual).

Questo perché:

  • consente di decorrelare una parte del tuo patrimonio;
  • permette di essere immune alla volatilità tipica dei mercati finanziari tradizionali;
  • riduce la volatilità complessiva del tuo patrimonio;
  • offre rendimenti superiori ai ritorni degli strumenti tradizionali;
  • accede ad investimenti in aziende dove tu non avresti normalmente modo di entrare;
  • ti dà l’opportunità di partecipare a nuove idee, di essere sostanzialmente tra i primi;
  • conferisce la possibilità di investire in attività di impresa;
  • rende possibile l’investimento in business reali non influenzati dalla finanza.

Allo stesso tempo però vanno tenuti presenti alcuni aspetti che rendono questa tipologia d’investimento non adatta a tutti.

L’investimento in fondi di private equity è:

  • illiquido;
  • soggetto a tempi lunghi, orizzonti temporali superiori agli otto anni;
  • consentito solo a certi soggetti professionali o che si dichiarano tali;
  • aperto a tutti ma con elevate soglie di accesso, rendendolo di fatto adatto solo agli HNWI;
  • rischioso, in egual modo all’attività d’impresa;
  • complesso nei meccanismi.

Se però pensi che sia arrivato il momento di slegarti dagli investimenti convenzionali sempre più volatili e poco redditizi, questo potrebbe essere lo strumento perfetto per te.

Vista la complessità dello strumento, il mio consiglio è quello di farti da un consulente finanziario preparato, con l’esperienza giusta per accompagnarti nelle scelte e nell’individuare la soluzione migliore per te e per i tuoi progetti.

Vuoi gestire al meglio il tuo patrimonio?

Richiedi la tua consulenza gratuita

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *